Sono stati definiti molti e differenti tipi di rapporto tra il guru e il discepolo ma, in definitiva, è importante credere in uno solo, che è il rapporto cuore a cuore. Se riuscite a realizzarlo, tutto il resto non serve. Per sviluppare un rapporto cuore a cuore è importante prima di tutto prendere coscienza della propria natura, di cosa si è. Ho visto spesso discepoli trasformare il loro guru a volte in nullità, a volte in santoni; altre volte in simbolo di moralità e di spiritualità, e poi con una caricatura.
Il guru non è qualcuno su cui scaricare le vostre personali zavorre. Egli è una persona che ispira a condurre la vita in modo creativo, efficiente ed efficace, e a sviluppare la consapevolezza di noi stessi, di cosa posso fare e cosa no, di come posso essere e di come non devo essere, di quale sia la cosa giusta da fare e di quale sia, invece, quella sbagliata, di come comprendere gli altri e di come non imporre il nostro ego e le nostre ambizioni personali. Questa è la base dell’insegnamento del guru.
Sviluppare il rapporto
Sicuramente ci sono problemi nella vita, ma ognuno deve trovare le proprie soluzioni. Quando venni per la prima volta nell’ashram, Paramahamsaji mi disse: “ascolta, non venire mai da me con i tuoi problemi. Se hai un problema, se hai difficoltà, se hai un conflitto, cerca soluzioni, soluzioni anche diverse e portamele, e una volta sentite le tue soluzioni, deciderò qual è quella giusta da adottare e seguire.”
Quindi, innanzitutto iniziai a prendere consapevolezza dei miei problemi e delle mie difficoltà nelle relazioni, nel lavoro, nella comunicazione, nelle interazioni, nelle emozioni, nella mente, e poi pensai a diverse soluzioni per risolverli. Poi andavo da Paramahamsaji e dicevo “Swamiji, ho questo problema e queste sono le soluzioni che ho pensato – A, B, C, D, E, F, G”, lui rispondeva “segui F”, ed io seguivo F. Era semplice!
Questa modalità di rapportarsi è importante. Le persone vengono da me con problemi ma non seguono la soluzione che io propongo loro. La loro natura, il loro ego, i loro desideri e le loro ambizioni si intromettono e così poi mi dicono: “no, non posso farlo!” senza nemmeno aver discusso quella soluzione. Nel rapporto col guru è la soluzione che deve essere considerata e dibattuta, non il problema! Quelle che pensate siano le soluzioni non sono altro che il risultato delle vostre capacità, natura e convinzioni che il guru semplicemente canalizza.
I guru sono esseri umani
Ci sono altri due punti importanti. Il primo è riconoscere che il guru è anche un essere umano. I discepoli difficilmente ammettono che il loro guru sia umano. Nella sua vita personale il guru può essere un illuminato, può essere il sunto della spiritualità e della moralità, può essere anche rozzo o eccentrico esternamente. Può essere qualsiasi cosa, poiché la realizzazione di ogni essere umano è differente in ognuno e non segue uno schema prestabilito. A seconda della propria personalità, ogni guru si evolve e sviluppa un metodo di pratica, di stile di vita, di vedere le cose. Ognuno è unico e diverso. Quindi dovete riconoscere e comprendere che il guru è umano. Solo allora sarà possibile sviluppare una relazione appropriata e corretta con il guru.
Il mese scorso, una signora di Varanasi ha frequentato il corso sul sistema di gestione della salute tenuto alla BSY. Varanasi è la città dei guru, dove ogni Tom, Dick e Harry è un guru. Dopo aver soggiornato qui per 15 giorni mi scrisse una lettera in cui diceva: “tu non rientri in nessuna categoria di guru, quindi cosa sei?” Le ho risposto dicendo che non sono un guru ma uno che insegna alle persone e, poi, che non potrò essere un guru finché il mio guru sarà vivo.
Veri guru
L’altro punto riguarda l’immagine del guru, non solo fisica di una persona in carne, con una lunga barba e lunghi capelli, seduta su di un alto piedistallo con tante persone attorno pronte a rincorrerlo e seguirlo in ogni dove. Questa non è la nostra tradizione. Essere un guru non è uno status symbol né è uno stile di vita in cui si alimenta l’ego. Il vero guru sta imparando come praticare seva e non come ottenere seva.
Questo sembra difficile da comprendere a causa delle influenze date dalle moderne immagini dei guru. Ma la tradizione è molto chiara a riguardo. La tradizione dice che il guru deve restare un essere umano! E se il guru non può restare umano, con le stesse gioie, affetti, passioni e frustrazioni che si sperimentano nella vita, allora non è un guru.
C’è una storia della vita di Kabir Das, uno dei grandi santi. Andò al Kumbha Mela e lì gli fu chiesto: “riesci a identificare un vero essere realizzato, un vero guru, in questo enorme raduno di persone?” Kabir Das disse: “ci proverò.” Così prese un bastone e colpì un “guru”. Quel “guru” era furioso e disse “come osi colpirmi!” Kabir Das disse: “non è quello giusto”. Allora colpì un altro “guru” ma i suoi discepoli divennero furiosi e picchiarono Kabir Das. Il loro “guru” non batté ciglio e Kabir Das disse: “non è nemmeno quello”. Per tutta la durata del Kumbha Mela, Kabir Das continuò a colpire altri “guru” fino a quando non ne trovò uno che, dopo essere stato colpito da lui, gli disse: “mio caro ragazzo, siediti, la tua mano deve essere dolorante. Certo, ho sentito dolore ma posso immaginare anche il tuo dolore. Lascia che ti massaggi e ti dia sollievo dal dolore che hai provato nel picchiarmi.” E Kabir Das disse: “è lui quello giusto! ”
Aprirsi al guru
Il rapporto tra guru e discepolo deve essere aperto. Gli esseri umani manifestano spesso la peculiarità di dire una cosa e farne poi un’altra. Dicono che il guru è Dio, il guru è padre, il guru è madre, il guru è fratello, il guru è sorella, il guru è marito, il guru è moglie. Da una parte, invitano il loro guru ad essere tutto e, dall’altra parte, gli nascondono parecchie cose. E’ come se si determinasse il rifiuto dopo l’accettazione! perché se il guru non si adatta alle loro condizioni e convincimenti, allora diventa incompetente ai loro occhi. Ma è proprio il guru che ci insegna ad agire secondo le nostre convinzioni con franchezza e chiarezza mentale, ad allenarci ad essere aperti, a realizzare la nostra vera natura e, tutto ciò avviene proprio quando siete uno studente e un discepolo. Se non comprendete questo allora non potete affermare di essere un discepolo. Pertanto, come dice Paramahamsaji, tra guru e discepolo, la vita deve essere un libro aperto, senza veli. Potete chiudere il vostro libro di vita con gli altri, ma non con il guru.
Swami Niranjananda, Ganga Darshan 15 maggio 1996, Yoga Magazine, luglio 1996